ROMA. La povertà colpisce in Italia quasi 4 milioni e 600 mila persone, ossia un milione e 582 mila famiglie. È il dato più alto dal 2005, come si sottolinea nel rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale dal titolo “Vasi comunicanti”, diffuso oggi dalla Caritas in occasione della Giornata mondiale contro la povertà. Dall’analisi della Caritas risulta che il fenomeno è più concentrato al Sud, dove i cittadini italiani bisognosi sono più numerosi degli stranieri: gli italiani rappresentano infatti nel Mezzogiorno il 66,6% delle persone accolte nei centri della Caritas a fronte del 33,1% degli stranieri. Le percentuali sono invertite al Nord, dove gli italiani sono il 34,8% e gli stranieri il 64,5%, e al Centro dove gli italiani sono il 36,2% e gli stranieri il 63,2%. Il dato nazionale è del 42,5% di italiani tra le persone assistite dalla Caritas e del 57,2% degli stranieri. Dal 2008 ad oggi, sottolinea il Rapporto, “nel Meridione, sono andati persi 576mila posti di lavoro, pari al 70% delle perdite di tutta Italia; i livelli occupazionali risultano i più bassi registrati dal 1977 (5,8 milioni unità)”. Ed anche le aree del Centro e del Nord hanno vissuto un vistoso peggioramento dei propri livelli di benessere, in modo particolare se paragonati agli anni antecedenti la crisi economica. In soli otto anni anche queste zone hanno visto raddoppiata la percentuale di poveri. Sul fronte dell’occupazione – rileva il Rapporto – le famiglie maggiormente sfavorite sono quelle la cui la persona di riferimento è in cerca di un’occupazione (tra loro la percentuale di poveri sale al 19,8%). È netto anche per questi casi il peggioramento rispetto al periodo pre-crisi (si è passati da un’incidenza del 7,0% al 19,8%). Accanto a tali situazioni negli ultimi anni sembrano aggravarsi le difficoltà di chi può contare su un’occupazione, i cosiddetti working poor, magari sotto-occupati e/o a bassa remunerazione. Tra loro particolarmente preoccupante è la situazione delle famiglie di operai, per le quali la povertà sale all’11,7%.